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Fear eats the soul

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  • 2 Maggio 2024 - 1 Settembre 2024
tiravanija

Sulla facciata del MAO sventola una bandiera bianca, ma non è un segno di resa o un simbolo di rassegnazione, anzi. La bandiera, opera dell’artista newyorchese di origini thailandesi Rirkrit Tiravanija (Buenos Aires, 1961), è un manifesto, una dichiarazione d’intenti, e lancia un messaggio chiaro e inequivocabile: la frase Fear eats the soul (La paura mangia l’anima), scritta a caratteri cubitali neri sul tessuto immacolato, invita infatti al coraggio, alla presa di posizione, alla reazione di fronte alla paralisi causata dal terrore che corrode l’anima.

Noto per le opere che coinvolgono lo spettatore stimolando una riflessione intorno a dinamiche politiche, sociali ed economiche della contemporaneità e per la sua pratica artistica che mette al centro le relazioni umane e lo scambio culturale, Tiravanija ha fatto della bandiera un oggetto feticcio, un simbolo che ritorna con grande frequenza nella sua ricerca sin dagli anni ’90.

Fear Eats the Soul, esposta al MAO dal 2 maggio al 1 settembre, è ispirata al film di Rainer Werner Fassbinder Angst essen Seele auf (La paura mangia l’anima, 1973) e, come altre opere dell’artista, veicola l’attenzione sulle situazioni di conflitto e di guerra, su episodi di razzismo e xenofobia, sulla mancanza di accettazione dell’altro e della diversità, che conducono a un clima di paura e reciproca diffidenza.

Anche il centro della città di Torino sarà coinvolto nel progetto dell’artista: dal 2 al 31 maggio quattordici banner con altrettante frasi di Tiravanija saranno esposti sotto i portici di via Po, liberamente accessibili alla cittadinanza. Freedom cannot be simulated, Less oil more courage, I do not know what are we yelling about, Tomorrow is the question: gli stendardi invitano a porsi questioni su tematiche attuali e problematiche quali la crisi ambientale, il ruolo del lavoro nella nostra società, i conflitti fra individui, la violenza esercitata dai più forti sui più deboli e, in generale, sul futuro che ci attende.

In un momento storico così turbolento, in cui i conflitti aprono questioni etiche fondamentali, con queste installazioni il MAO sceglie di dare un segnale che va in direzione opposta a quella delle dinamiche delle contrapposizioni duali per favorire invece il dialogo.

 

 

Sempre dal 2 maggio anche la Pinacoteca Agnelli ospiterà un’altra opera di Rirkrit Tiravanija, l’installazione Untitled (Tomorrow is the question).
Il progetto invita le persone a giocare a ping pong sul terrazzino sud della Pista. I quattro tavoli riportano la frase “Domani è la questione” nelle lingue legate alle maggiori comunità diasporiche a Torino: la comunità rumena, marocchina, cinese e peruviana. Il gioco diventa un’occasione per sperimentare nuove forme di socialità, sfidando il concetto di appartenenza nazionale. L’installazione di Tiravanija riattiva J.K. Ping-Pong Club, un progetto dell'artista slovacco Július Koller (1939-2007) presentato a Bratislava nel 1970 in una dichiarazione contro la svolta conservatrice in seguito alla repressione della Primavera di Praga nel 1968. Invitando a seguire o meno le regole del fair play del gioco, si apriva uno spazio che incoraggiava la partecipazione delle persone. Allo stesso modo Tiravanija invita il pubblico a diventare parte attiva, mettendo le relazioni umane e l’interazione al centro del futuro.

 

 

 

Biografia

Figlio di un diplomatico thailandese, Rirkrit Tiravanija (Buenos Aires, 1961) ha vissuto in molti paesi e ha compiuto studi all’Ontario College of Art di Toronto, alla Banff Center School of Fine Arts, all’Art Institute of Chicago, seguendo infine l’Independent Study Program al Whitney Museum of American Art di New York. Esponente tra i più rappresentativi di quella che Nicolas Bourriaud ha definito estetica relazionale, con espliciti richiami alle correnti concettuali e d’avanguardia degli anni Sessanta e Settanta come Fluxus, Tiravanija attua nel suo lavoro processi di condivisione, incontro e interazione con il pubblico, spesso utilizzando attività quotidiane come il cucinare e il consumare insieme del cibo. Più volte presente con il suo lavoro alla Biennale di Venezia, Tiravanija ha esposto nei principali musei internazionali tra cui il Guggenheim Museum, il MoMA, il Palais de Tokyo. Nel 2005 ha vinto l’Hugo Boss Prize.