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Storia e allestimento

Da residenza della nobiltà sabauda in epoca barocca a sede degli uffici di una manifattura tessile alla fine dell’Ottocento, da luogo testimone degli Anni di Piombo alla fine del secolo scorso a porta sull’Asia dal 2008, l’edificio che ospita il MAO ha vissuto i grandi cambiamenti che hanno coinvolto la città e il territorio.

Ripercorrere la storia di questo edificio significa radicare ancora più saldamente la presenza del Museo nella trama e nella vita della città.

Il palazzo

 

Il palazzo fu per almeno tre secoli la dimora torinese di due rami di una delle famiglie più importanti dell’aristocrazia piemontese: i Solaro della Chiusa e i Solaro della Margarita, una famiglia della nobiltà astigiana che, grazie alla propria redditizia attività mercantile, si era inserita nell’amministrazione dello Stato sabaudo.

L’edificio, situato nel cuore della città antica e medievale di Torino, è attestato fin dal 1587 e le sue sorti sono strettamente legate alla storia dei suoi proprietari, in parte ripercorribile grazie alle decorazioni in stucco del salone di rappresentanza collocato al piano nobile dell’edificio. Fu il marchese Francesco Amedeo Ludovico che, nel 1723, per avere una dimora consona al proprio stato, fece ristrutturare il palazzo, dandogli la forma di residenza di rappresentanza che ancora oggi conserva. Un ulteriore, e fondamentale cambiamento, si ebbe, invece, nel 1870 quando la famiglia dei Solaro della Margarita vendette il complesso al cavaliere Paolo Mazzonis, industriale tessile al quale tuttora il Palazzo deve il suo nome. L’edificio mantenne questa funzione per un secolo e poi, nel 1910, fu dichiarato monumento pregevole di arte e di storia per volontà del Ministero della Pubblica Istruzione.

Negli anni ’60 la Manifattura Mazzonis cessò la propria attività e il palazzo rimase inutilizzato, finché nel 1980 Ottavio Mazzonis lo vendette alla città di Torino. A seguito di un restauro durato dal 1980 al 1985 il palazzo venne riadattato per ospitare gli Uffici Giudiziari e qui, negli Anni di Piombo, si svolsero anche i grandi processi al terrorismo e alla lotta armata.

Tra il 2004 e il 2008 il palazzo vide la sua ultima grande trasformazione d’uso: le sue porte si riaprono nel dicembre 2008 per ospitare per prima volta le collezioni del MAO Museo d’Arte Orientale.

L'allestimento

L’allestimento museale del 2008 fu realizzato su progetto dell’Architetto Andrea Bruno, esperto italiano dell’Unesco per il restauro e la conservazione del patrimonio artistico e culturale, con la consulenza del Professor Franco Ricca, allora Direttore del Museo. Il restauro dell’edificio è stato redatto dal settore Edifici per la Cultura della Città di Torino, su linee guida degli architetti Durbiano, Isola e Reinerio incaricati da Compagnia San Paolo.

La progettazione ha tenuto conto della pre-esistenza di alcuni nuclei della collezione e ha portato alla distribuzione delle collezioni permanenti in cinque gallerie, corrispondenti a specifiche aree culturali, secondo una suddivisione mantenuta ancora oggi.

Il cortile centrale, invece, è occupato da una suggestiva struttura in vetro che ospita due giardini di ispirazione giapponese, divenuti luogo di transizione tra Occidente e Oriente nonché spazio ideale per l’organizzazione di piccoli eventi, conferenze, incontri col pubblico ed esibizioni di artisti. 

Nella primavera del 2015 un importante progetto di riallestimento ha permesso di creare un’ampia area dedicata alle grandi esposizioni temporanee al piano terra.

Nel 2023, invece, è stata aperta per la prima volta al pubblico la terrazza del palazzo, che ospita continuamente incontri, rappresentazioni rituali, musicali e altro.

Gallerie

 

Le collezioni del MAO consistono di quasi 2300 opere. Esse coprono un arco temporale che parte dal Neolitico e arriva fino agli inizi del secolo scorso. A queste si aggiungono più di 1400 reperti di scavo di periodo pre-islamico provenienti dagli scavi iracheni di Seleucia e Coche, e alcune opere di artisti contemporanei, acquisite dal museo e installate all’interno delle collezioni storiche a enfatizzare il continuo dialogo esistente tra opere antiche e moderne.

Le sale destinate all’esposizione permanente sono distribuite in cinque gallerie dedicate a specifiche aree culturali: Asia orientale, Meridionale e il Sud est asiatico, con opere provenienti dal subcontinente indiano, dall’Indocina e dalla Cina, culla di una lunga e ricca civiltà artistica; Asia centro-meridionale e la Regione Himalayana, importante are di influenza tra la cultura indiana e quella cinese; Asia orientale e il Giappone, dove l’incontro tra le culture d’Asia e d’Europa ha prodotto originali sviluppi artistici; Asia centro-orientale, la Penisola Arabica e il Mediterraneo, testimoni di una straordinaria e articolata fioritura artistica.

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